Andrea Cochetti   -    Subaco productions

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7) L’incredibile naufragio della Sémillante

(Corsica)

Le Bocche di Bonifacio sono
veramente il “triangolo delle Bermude del Mediterraneo”? Scrisse Alphonse Daudet che "il mare commette azioni simili a delitti, e quasi sempre i disastri colgono l'uomo di sorpresa"… Una sera d'aprile del 1865, il maestrale spinse lo scrittore a cercare riparo in una baia riparata delle Bocche di Bonifacio: “solo nude rocce e qualche cespuglio, ma meglio della nostra vecchia barca dove l'onda entrava come fosse a casa sua”. Lo scrittore si trovava nel luogo dove si era consumato uno dei più crudeli drammi del mare; conobbe, e raccontò al mondo, la tragedia della fregata
Sémillante.  Nel 1855, una
corvetta francese in rotta per la Crimea naufragò sugli scogli di Lavezzi. I 50 cadetti imbarcati si salvarono, ed anzi l'avvenimento li divertì. Insieme ad altri 650 soldati, si rimisero subito in viaggio, questa volta a bordo della fregata Sémillante. Al largo delle Bocche, il veliero fu di nuovo colto da una tremenda tempesta. Onde gigantesche sollevavano e inghiottivano la nave, il vento “conteneva più acqua che aria”, all'interno della costa la campagna “biancheggiava, coperta di sale”. La Sémillante venne scaraventata contro gli stessi scogli dove già avevano fatto naufragio quei 50 cadetti dal destino segnato. Questa volta il naufragio fu fatale a tutti, uomini d'armi e vecchi marinai, e settecento vite andarono perdute. Era il 15 febbraio 1855, verso mezzogiorno, ma, come ricorda commosso Victor Hugo, “con quella nebbia e quella tempesta quel mezzogiorno era più nero della gola nera di un lupo”.
 

3) La grotta di Fellini  

(Toscana)

Il poeta Giuseppe Giusti costruì
nell'ottocento una elegante residenza, in comunicazione con la grotta naturale termale calda più grande del mondo: fu
scelta da Fellini per alcune scene del suo 8 e 1/2, e frequentata da Garibaldi e altri ospiti illustri... Scendiamo  in questo mondo di ombre; il fascino della caverna prevale sul senso di angoscia che ci ispira questo labirinto di camini sommersi; ci ammalia anche il fatto che i corridoi ed i cunicoli sono stati battezzati con nomi tratti dalla Divina Commedia. L'acqua caldissima rende del tutto superflue le mute, la ristrettezza del passaggio impedisce l'uso delle pinne. All'improvviso, la luce dei fari illumina una forma immobile e ne delinea i contorni: è una stalattite formatasi 130 milioni di anni fa! Anche se sappiamo che il calore dell'acqua deriva da una reazione chimica (il contatto fra l'acqua e minerali di gesso), ci sembra di essere andati più vicino al cuore della nostra madre terra!
 

4) Fantasmi in fondo al mare

(Sardegna, Calabria)

All'estremità orientale della Sardegna, la penisola che delimita la baia di Alghero è ricca di grotte dai nomi suggestivi: la grotta dei cervi, la grotta dei fantasmi, l'antro delle stalattiti. Queste grotte, ognuna con le sue caratteristiche, conservano il ricordo di molte storie del nostro mare. Nell’altra sponda del Tirreno, esploriamo la grotta azzurra di capo Palinuro: in questo mondo di ombre, il fascino della caverna prevale sul senso di angoscia che ci ispira questo labirinto di camini sommersi. All'improvviso, la luce dei fari illumina una forma immobile e ne delinea i contorni: è una stalattite formatasi 130 milioni di anni fa: abbiamo davvero la sensazione di essere vicini al cuore della nostra madre terra.
 

5) I Pesci di Plinio    

Le descrizioni dei pesci mediterranei nella “Storia Naturale” sono sorprendenti, talvolta per la qualità delle conoscenze di Plinio, talvolta per l’ingenuità di certe osservazioni. Ecco alcuni esempi: “ Si crede che le murene, dopo essere strisciate sulla riva all’asciutto, restino impregnate per l’accoppiamento con i serpenti. Partoriscono in qualsiasi mese, mentre tutti gli altri pesci lo fanno in un periodo fisso. Nella Gallia settentrionale, a tutte le murene, fin tanto che sono vive, splendono sulla mascella destra sette macchie color oro in forma d’Orsa Maggiore, ed esse scompaiono contemporaneamente alla vita…” Pollione, cavaliere romano della cerchia di Augusto, fece di tutto perché a questo animale fossero attribuite dimostrazioni di crudeltà: ordinava regolarmente di gettare prigionieri di guerra, schiavi e condannati nella grande peschiera della sua villa di Posillipo, “non perché non bastassero a ciò le belve di terra, ma perché con un altro genere di morte non era possibile osservare un uomo divorato contemporaneamente allo stesso modo per intero”.  Non mancano terribili particolari:  “soprattutto il gusto dell’aceto le fa inferocire. La loro pelle è sottilissima, contrariamente a quella delle anguille, e si usa bene per fustigare gli adolescenti…  per questa ragione non è stato stabilito di punirli con multe…” E ancora:  “C’è un pesce particolarmente piccolo, chiamato remora, abituato a stare fra le pietre: attaccandosi agli scafi rende più lente le navi, da qui viene il nome che gli è stato dato.” “I tonni entrano nel Mar Nero seguendo la costa destra, escono lungo la costa sinistra: si ritiene che ciò accada perché vedono meglio con l’occhio destro, pur essendo deboli da entrambi”.
 

6) Scilla e Cariddi

(Stretto di Messina)

Anche Ulisse si era confrontato con i pericoli dello stretto, al tempo in cui esso era dominato dai mostri Scilla e Cariddi: quando per allontanarsi dai loro terribili vortici la sua nave si avvicinò troppo all’altra sponda, sei compagni furono inghiottiti dal mare. Davanti a noi, la prua del relitto di un mercantile sporge fuori dell’acqua. Con le sue rugginose lamiere,  la nave, a suo tempo, era  molto moderna:  oggi è semplicemente il simbolo di quanto l’uomo sia inadeguato nella sfida contro le forze della natura. Imprigionata negli abissi, la nave si è trasformata in un’oasi di vita marina: in queste acque fredde e ricche di nutrimento, per molti animali, il problema non è di trovare cibo, ma un rifugio dalle correnti. Come se dovessero ritrarsi dal pericolo della corrente, milioni di gamberi dalle lunghe antenne bianche hanno trovato riparo in una fessura…
 

Nuovi progetti  

1 - natural history 

2 - science

3 - archeologia                

4 - esplorazione             <<

5 - human interest 

planet wonders in high definition

these high end documentaries planned for the next season will be realized in digital 16:9 and HD shooting

 

8) I Segreti delle Eolie  

Le colate di pomice sembrano gigantesche montagne di panna. L’impalbabile polvere chiara colata dal Monte Pelato viene usata nell’edilizia e nella fabbricazione dei detersivi, è un isolante nel rivestimento dei reattori atomici e un terreno di coltura per le rose; nel Medioevo veniva usata per spianare le pergamene. La superficie del mare è punteggiata
dale pietre di pomice galleggianti:  chissà dove saranno trasportate dalle  correnti!  Sul fondo, ci imbattiamo in un’altra meraviglia del vulcano di Lipari: lucenti pietre nere punteggiano le distese di sabbia di pomice. E’ l’ossidiana, lucida e tagliente come il vetro. Oggi non ha nessun valore, ma prima dell’età del bronzo il commercio delle lamine e della punte di ossidiana fu la ricchezza delle isole Eolie, che ebbero scambi con tutti gli antichi popoli del Mediterraneo. Davanti ai ruderi della cava di pomice, maestoso presepio abbandonato, il mare consuma lentamente i vecchi pontili adibiti all’imbarco della pomice su navi di tutte le bandiere.  I raggi del sole si rincorrono fra gli interstizi dei pali sommersi, sembra di assistere allo scenario di un altro mondo. Panarea è la più piccola e la più vecchia delle isole Eolie. Ma per quale ragione in essa non si distinguono le forme di un vulcano?  La risposta è nelle inquietanti colonne di bolle che salgono dal fondo del mare... L’acqua diventa improvvisamente tiepida. Le emissioni gassose dominano il paesaggio sommerso: stiamo nuotando sopra la bocca del vulcano, queste bolle  ci rivelano che non è del tutto
addormentato! Le fumarole sommerse riscaldano le rocce e depositano sul fondo un candido velo di zolfo e di allume. Ci avviciniamo a Stromboli, vulcano attivo sin dalla notte dei tempi. L’isola è rimasta la sola, nel Mediterraneo, a tuonare ed emettere bagliori intermittenti: con il suo cuore di fuoco, è il più luminoso faro del Tirreno. Strombolicchio è un castello di lava pietrificata: questa torre è il condotto lavico del più giovane vulcano delle Eolie. Nelle acque di Basiluzzo scopriamo le strutture sommerse di un antico porto romano. Dalla villa romana che era costruita sulla sommità di uno scoglio, il proprietario, evidentemente un miliardario del tempo, poteva ammirare lo splendido spettacolo dell’eruzione notturna dello Stromboli; a sette metri di profondità ci appaiono le strutture del piccolo porto che permetteva l’approdo alla villa.  Queste mura sommerse testimoniano che lungo i fianchi di Basiluzzo i movimenti della terra hanno causato un abbassamento della linea della costa. Un’insolita immersione nelle gabbie dove nuotano migliaia  di spigole e orate conclude la giornata. Mentre ci avviciniamo all’isola di Vulcano, un’inconfondibile odore di zolfo impregna l’aria. Ai piedi del grande cratere, gorgoglia un laghetto di fanghi sulfurei, che per i loro effetti terapeutici vengono considerati i migliori in Italia. Queste pozze erano già famose ai tempi di Virgilio! Da queste parti dovrebbe trovarsi anche la fornace dove il dio Vulcano fabbricò l’armatura per Enea… Come tutte le isole dell’arcipelago delle Eolie, anche Filicudi è circondata da un mare limpido e luminoso. Sopra la ripida scogliera di Capo Graziano andiamo a riscoprire i resti di una vecchia cava, dove fino ai
primi anni del secolo scorso venivano fabbricate macine di pietra. Per una ragione misteriosa, il lavoro  si  è  interrotto all’improvviso: decine di macine, preparate con chissà quale fatica intagliando la roccia vulcanica, sono sparse ovunque. Per l’estrazione, secondo un metodo molto antico, si praticavano delle piccole cavità con mazzetta e punteruolo, e poi vi si inserivano dei cunei di legno, che venivano costantemente spruzzati d'acqua. L'ingrossamento del legno provocava il distacco dei blocchi di pietra. Abbandonata sul fondo marino, ecco una macina di piccole dimensioni. Forse andò perduta durante le operazioni di carico su una nave. Dalla qualità della pietra dipendevano la sua durata e il buon funzionamento. Antiche fonti sottolineano quanto sia importante che la pietra non si sgretoli, mescolandosi al grano o all’olio. La grotta del Bue Marino, un tempo, offriva rifugio alla foca monaca. Il suo arco alto 20 metri è l’ingresso di un altro mondo: sentiamo di essere più vicini al cuore dell’isola…
 

1) Viaggio nei Balcani

(Penisola Balcanica)

Macedonia, Kossovo, Montenegro: il diario del nostro viaggio nei Balcani:

Macedonia - Kosovo (da Pristina a Pes)

Montenegro: Le Bocche di Cattaro (dove il tempo si è fermato,,,)www.corriere.it

2) Viaggio  in Grecia

Nuovi progetti  

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5 - human interest 

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