La vecchia "Selva di Terracina", ammantata dalla macchia mediterranea e da piante di quercia da sughero, rappresenta la più estesa foresta naturale di pianura in Italia: un ecosistema estremamente vario; le "piscine" sono aree paludose che si formano per l'accumulo di acqua piovana, le "lestre" invece sono zone in cui, un tempo, gli abitanti stagionali edificavano i loro precari villaggi. Una fitta rete di sentieri taglia un territorio particolarmente interessante per gli studiosi di botanica, perché dimora di specie vegetali appartenenti a realtà climatiche molto diverse. Il sottobosco è ricchissimo di bacche e piccoli frutti, come biancospino, prugnolo, melo e pero selvatico, corbezzolo, erica arborea, pungitopo, che attirano numerose specie di uccelli canori; è particolarmente ricco di funghi, la cui raccolta è regolamentata. Incontriamo i mammiferi tipici dell'area mediterranea, come cinghiali, lepri, tassi, ricci, volpi,
donnole, molti rettili, come il biacco, la natrice, la vipera, la testuggine di terra e palustre; anfibi, più comuni il tritone, il rospo e la rana.
La foresta rivela meraviglie diverse in ogni stagione: dalla piacevole frescura che ci accoglie in estate, alle scorribande dei cinghiali in autunno, dalla cornice colorata creata dai frutti del bosco e dai ciclamini autunnali alla magica fioritura del biancospino in inverno, punteggiata dal rosso delle bacche del pungitopo. Per le sue particolari caratteristiche, la foresta del Circeo, nel 1977, è stata dichiarata "riserva della biosfera", ed inserita nel programma "MAB" (Man and biosphere). È la cima montuosa del Monte Circeo che tocca i 541 m e che ha dato il nome all'intero Parco Nazionale. Secondo la leggenda, sul Circeo viveva la maga Circe che, dopo aver tentato di trasformare Ulisse e i suoi compagni in porci, come narrato nell'Odissea, li accolse per un anno. Visto da lontano, il Circeo assomiglia ad un donna addormentata: questa forse è l'origine della leggenda. Il promontorio si divide in due versanti completamente diversi. Il versante nord, detto anche “Quarto freddo”, caratterizzato da un clima umido, è ricoperto da una fitta macchia alta di leccio, associata, a quote più basse, al frassino minore, al carpino nero, alla roverella e al farnetto. Nel sottobosco si trovano erica, ginestra e corbezzolo mentre, verso la foresta di pianura, nella zona di “Mezzomonte”, si trova una splendida sughereta. L'altro versante, il “Quarto caldo”, si affaccia invece sul mare, verso sud, e gode di un'ottima esposizione in tutto larco dell'anno Vi prospera una vegetazione rupestre mediterranea con leccio, ginepro fenicio, euforbia arborea, mirto, lentisco, rosmarino, erica; tra i bassi cespugli troviamo invece il finocchio marino, l'elicriso, l'euforbia, lo statice e la centaurea di Circe. La presenza più interessante è però quella della palma nana, l'unica palma spontanea in Europa, ricordo di epoche più calde. La fauna, oltre che dal cinghiale, dal tasso e dalla faina, è rappresentata da numerosi uccelli, rapaci come il falco pellegrino e il gheppio, e altri che vi nidificano stabilmente, o che sorvolano la zona durante le migrazioni. Il promontorio è zona di notevole interesse speleologico dal momento che, alla sua base, si aprono numerose grotte di straordinaria bellezza, le quali hanno conservato la traccia delle variazioni climatiche e delle oscillazioni del livello del mare nelle passate ere geologiche, restituendo anche preziose testimonianze di un'antichissima presenza umana, che risale al Paleolitico. Nella Grotta Guattari, nel 1939, fu rinvenuto un cranio di tipo neanderthaliano. Altra grotta interessante è la grotta delle Capre, in prossimità della quale si trovano anche la grotta dell'Impiso e la grotta del Fossellone; importante come sito archeologico la Grotta Breuil; la grotta Azzurra è celebre per i suoi riflessi di colore; la grotta del Presepe, è chiamata così per le caratteristiche colate stalagmitiche che, viste dal mare, sembrano statuine inginocchiate; le "Cinque grotte" sembrano delle cattedrali gotiche, irte di guglie; non manca la grotta della Maga Circe, che la leggenda vuole sia stata indicata dalla Maga Circe a Ulisse affinché vi ricoverasse la propria barca.